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IL LATO Aq DELLA MUSICA: Dusting the time (Gianfranco Continenza)

«Musica di classe del genere jazz/fusion molto innovativa e notevole ricercatezza che a tratti sonda anche altri generi tra cui il reggae … nella competenza di grandi artisti e ottimamente orchestrati dal maestro Gianfranco Continenza»

«Disco senza alcun dubbio interessante. Credo che la strada intrapresa dall’artista sia quella giusta, gli faccio i miei migliori auguri per un futuro di successo e soddisfazioni»

«Un artista italiano capace di dare vita un prodotto musicale veramente internazionale. Dusting the Time è un disco che seduce già dal primo ascolto, e nei successivi rinnova in maniera esponenziale la prima impressione. Una sorpresa per chi ascolta la musica con attenzione, imperdibile per gli amanti della fusion»

«Eccellente per gli appassionati! Difficile al primo ascolto ma coinvolgente in quello successivo. Consigliabile a chi studia musica rock, Jazz e soprattutto fusion»

«This is a refreshing musical outing, and the guitar playing is quite sublime … cant wait for the next one … Gianfranco The musos on the album lift the music to another level too» (Questa è una rinfrescante uscita musicale, e il modo di suonare la chitarra è sublime … non vedo l’ora che arrivi il prossimo … Gianfranco anche gli altri musicisti dell’album portano la musica a un altro livello)

Quelli che abbiamo appena riportato non sono titoli di giornali o di riviste specializzate, sono recensioni di persone che hanno acquistato un disco su Amazon (acquisto verificato).

Stiamo parlando di Dusting The Time di Gianfranco Continenza.

Con il suo primo album del 2007, The Past Inside The Present (ESC 3725), Gianfranco Continenza si impone subito nel panorama jazz-fusion internazionale raggiungendo la vetta dei 100 album jazz-fusion più venduti dalla Tower Records americana, piazzandosi al secondo posto nella classifica dei dischi più venduti di sempre dalla ESC Records e ricevendo l’investitura di «mago della chitarra jazz-fusion» da Ulrich Vormehr, direttore esecutivo della stessa celeberrima casa discografica teutonica.

Un riscontro di critica e di pubblico molto più che meritato, e per nulla scontato.

La fusion, infatti, denominata anche jazz-fusion, jazz-rock o rock-jazz, è un genere musicale nato sul finire degli anni ‘60 negli USA, dove però si è affermato presso il grande pubblico quasi un decennio più tardi, grazie soprattutto ad artisti come Carlos Santana e Frank Zappa.

In Europa la fusion si è diffusa principalmente come derivazione “colta” del rock britannico attraverso artisti come Jeff Beck e John McLaughlin.

Pionieri del genere fusion (o qualcosa di molto simile) in Italia sono stati nella seconda metà degli anni ’70 soprattutto gli Area, con l’album Arbeit Macht Frei, che è una magnifica miscela di generi musicali, e i Napoli Centrale, con l’album eponimo in cui schierano in formazione un americano e un inglese (Mark Harris al piano e Tony Walmsley al basso).

Eccettuati questi e pochi altri slanci avanguardisti, per oltre un ventennio la fusion ha stentato ad affermarsi nella terra del Bel Canto (a detta di alcuni perché sarebbe un genere troppo difficile da ascoltare, ma in realtà perché è una musica molto difficile da comporre e suonare giacché richiede una grande conoscenza della teoria musicale oltre che eccellenti doti dello strumento); nel frattempo, invece, nel resto del globo spopolavano artisti come Chick Corea, Al Di Meola, Paco De Lucia, Jaco Pastorius, John Scofield, Pat Metheny, Miles Davis, Scott Henderson, Yellow Jackets e via discorrendo.

Sappiamo che non è stato Gianfranco Continenza a portare la musica fusion in Italia, ma con il suo album The Past Inside The Present è stato lui il primo a rappresentare l’Italia nella scena mondiale della grande musica fusion.

Per la stessa ESC Records, nel 2008 pubblica la sua interpretazione di One Word – uno dei brani più rappresentativi della Mahavishnu Orchestra – nel doppio album tributo a John McLauglin, Mahavishnu Re-Defined (ESC 03723-2), e nel 2010 pubblica il suo brano originale Mahavishnology nel sequel Mahavishnu Re-Defined II (ESC 03735-2).

Nel frattempo lavora a una serie di brani estremamente complessi sotto il profilo della composizione e quello dell’esecuzione.

Per la registrazione del suo album d’esordio si era avvalso “soltanto” del batterista Dante Melena, del bassista Maurizio Rolli, dei tastieristi Angelo Trabucco e Scott Kinsey, nonché del sassofonista Bill Evans, ma per il nuovo album gli occorre un piccolo esercito di (altri) giganti della musica: i bassisti Dino D’Autorio, Lorenzo Feliciati, Michael Manring e Tetsuo Sakurai, il violoncellista Enrico Corli, il contrabbassista Adriano Brunelli, i batteristi Federico Righi e Walter Martino, il chitarrista Don Mock, il tastierista Sergey Boykov, i pianisti Alessandro Centofanti e John Beasley, il percussionista e cantante Ernesttico, il sassofonista Bob Mintzer, il violista Nicolò Pasello, nonché i violinisti Emanuele e Paolo Marchi.

La quantità e la qualità delle professionalità messe in campo la dice lunga su quanto ampia e articolata sia la partitura scritta per l’occasione da Gianfranco Continenza.

Le undici tracce del nuovo album vengono registrate nell’home-studio di Walter Martino a Portoferraio sull’Isola d’Elba, e vengono poi mixate e masterizzate da Wolfgang Gottleb e Walter Martino negli studi della Hazelwood di Francoforte.

Nel 2011, per la ESC Records, Gianfranco Continenza pubblica Face The Truth (ESC 03739-2).

Sul sito web ufficiale della casa discografica compare – ed è ancora presente – una intera pagina dedicata all’album, arricchita da molti dettagli e dalle note di copertina scritte nientemeno che da Don Mock, alcune riviste musicali cominciano a recensire molto favorevolmente l’eccellente lavoro di Gianfranco Continenza, ma nel complesso il lancio, il marketing e il merchandising risultano molto sottodimensionati rispetto alla portata artistica del prodotto.

La ESC Records, che nei suoi anni d’oro aveva pubblicato artisti del calibro di Bill Evans, Scott Henderson, Frank Gambale e Mike Miller, tanto per citarne alcuni oltre a Gianfranco Continenza, sembra ora andare alla deriva, essendo sempre più orientata al mercato delle compilation.

Nel 2014 uscirà infatti The Loner 2 – A tribute to Jeff Beck (ESC 03749-2), il doppio album sequel della compilation di artisti vari il cui primo volume era stato pubblicato nel 2005, che include una strepitosa Back To Beck di Gianfranco Continenza.

Ciò nonostante, era a tutti chiaro che un’opera titanica qual era – ed è – Face The Truth avrebbe meritato ben altra considerazione.

Ed era chiaro soprattutto a Giuseppe Aleo, compositore, autore e batterista, fondatore di Videoradio Edizioni Musicali, che dal 1985 ha pubblicato artisti come Horacio “El Negro” Hernandez, Ellade Bandini, Tullio De Piscopo, Billy Cobham, Ernesttico, John Beasley, Paolo Di Sabatino, Danilo Rea, Alessandro Centofanti, Jennifer Batten, Alberto Radius, Andrea Braido, Maurizio Solieri, Suzanne Vega, Fabrizio Bosso, Elio, Gaetano Curreri, Faso, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, tanto per fare qualche nome.

È dunque la Videoradio di Giuseppe Aleo a raccogliere l’eredità di Face The Truth per farne – con acume e lungimiranza ammirevoli – un prodotto discografico nuovo, aggiungendo due tracce (l’ancora inedita Back To Beck e la magistrale interpretazione della One Word di John McLaughlin) e rendendo merito al notevole sforzo artistico compiuto da Gianfranco Continenza.

Per la Videoradio, nel 2013 esce Dusting The Time (VR CD 000844), da tutti considerato come il secondo album solista di Gianfranco Continenza, ma in effetti il terzo in ordine cronologico.

Dusting The Time è un prodotto discografico di enorme valore artistico ed esprime bene la cifra stilistca di Gianfranco Continenza, ecco perché riceve ottime recensioni sulle maggiori riviste di musica nazionali e internazionali, e viene annoverato tra i migliori dischi jazz-fusion dell’anno.

Tredici tracce per un’ora e un quarto di musica di altissima qualità in cui Gianfranco Continenza spazia dal jazz al funk, dal reggae al rock, dalla classica alla sperimentale, senza affidare neppure una nota al caso, articolando armonie quartali, scale modali, tempi dispari, voicing, dispersioni di ottave e una miriade di altre tecniche virtuosistiche, il tutto mantenendo sempre un suono pulito, senza sbavature.

Pur essendo interamente composto da Gianfranco Continenza (tranne One Word di John McLoughlin), in Dusting The Time la chitarra è certamente protagonista, ma non è mai prevaricante.

Questa, in effetti, è una delle più notevoli peculiarità dell’intera produzione musicale di Gianfranco Continenza: da The Past Inside The Present del 2007 a Vertical Horizons (NS001) del 2019, tutti gli strumenti svolgono un ruolo fondamentale, di primo piano, essenziale e determinante, e tutti i musicisti che vi partecipano sono e si sentono protagonisti di una grande opera.

Si legge ancora oggi nella biografia dell’indimenticabile e insostituibile Alessandro Centofanti (www.alessandrocentofanti.com): «sto collaborando con Gianfranco Continenza (giovane e talentuoso chitarrista), ho partecipato, con molto onore da parte mia, alla realizzazione di un brano inserito su un doppio CD (della ESC Records) dedicato alla Mahavisnu Orchestra, dove alcuni tra i più importanti nomi del panorama musicale mondiale hanno voluto rendere omaggio ad una tra le formazioni musicali che hanno dato un forte impulso allo sviluppo e la contaminazione del Jazz con la musica Rock, nella formazione oltre a Gianfranco c’erano, Walter Martino (batt) e Mark Eagan (bass)».

Per inciso, il brano in questione è Mahavishnology, ottava traccia di Dusting The Time.

Tutt’altro che “difficile da ascoltare”, Dusting The Time è un’opera che sorprende e affascina a ogni ascolto.

Se avete già apprezzato lo stile di Gianfranco Continenza, allora non potete non ascoltare Dusting The Time.

Se vi appassiona la grande musica fusion, allora fate bene a includere la discografia di Gianfranco Continenza nella vostra collezione.